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Sonetto 46: L’oro et le perle e i fior’ vermigli e i bianchi

L’oro et le perle e i fior’ vermigli e i bianchi,
che ’l verno devria far languidi et secchi,
son per me acerbi et velenosi stecchi,
ch’io provo per lo petto et per li fianchi.
 
5 Però i dí miei fien lagrimosi et manchi,
ché gran duol rade volte aven che ’nvecchi:
ma piú ne colpo i micidiali specchi,
che ’n vagheggiar voi stessa avete stanchi.
 
Questi poser silentio al signor mio,
10 che per me vi pregava, ond’ei si tacque,
veggendo in voi finir vostro desio;
 
questi fuor fabbricati sopra l’acque
d’abisso, et tinti ne l’eterno oblio,
onde ’l principio de mia morte nacque.
 

Parafrasi

 
L’oro e le perle e i fiori rossi e bianchi
che l’inverno farà appassire e seccare,
sono per me rami pungenti e velenosi,
che io sento nel petto e nei fianchi.
 
Perciò i miei giorni saranno pieni di lacrime e scarsi,
perché di rado avviene che un grande dolore invecchi:
ma ne dò tutta la colpa agli specchi assassini,
che continuando a rimirarvi avete stancato .
 
Questi zittirono il mio signore,
che vi pregava per me, così che egli tacque,
vedendo che in voi finiva il vostro desiderio;
 
questi furono fabbricati nelle acque
dell’abisso, e imbevuti di eterna dimenticanza,
da cui ebbe inizio la mia morte.
Piaciuto o affrontato da...
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