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Il panorama senza te

Era in effetti un panorama nero,
sembrava bella quella falsa luce
che faceva da pastello.
 
Tu eri un ectoplasma
e io un ramo ridente.
Dietro, sulle montagne,
le guerre dei tuoi giorni.
 
Come amavi, che vizio,
quel piovermi a gragnola
sulla testa!
 
Ho detto basta,
ho annichilito il cielo
con le mani davanti al viso.
 
Vedi come sono scesa a terra
di fianco a un melograno
per respirar di petto?
 
Il tuo blues con gli occhi a lutto,
la cattiveria di Medusa,
mi trapassava in mezzo.
 
Sono venuta a valle come
una gitana dietro al vento
cammino verso l’alba
che mi chiama.
 
Davanti a me s’apre
un oceano di lavanda
e quello piccolo laggiù,
quel punto secco,
 
ecco, anche più in là di quello,
dove la mente fatica vedere
c’è l’ultimo dei miei pensieri.
 
Oltre comincia il bosco,
il sole neanche lo sfiora,
ancor più in là, più oltre,
sta il tuo cappello.
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