Caricamento in corso...
TUTTO il Cielo precipita nel Mare.
S’intenebrano i liti e si fan cavi,
talami dell’Eumenidi avernali.
Nubi opache sul limite marino
alzano in contro mura di basalte.
Solo tra le due notti il Mar risplende.
Presa e constretta negli intorti gorghi,
come una preda pallida, è la luce.
 
La tempesta ha divelto con furore
i pascoli nettunii dalle salse
valli ove agguatano i ritrosi mostri.
Alghe livide, fuchi ferrugigni,
nere ulve di radici multiformi
fanno grande alla morta foce ingombro,
natante prato cui nessuna greggia
morderà, calcherà nessun pastore.
 
Virtù si cela forse nelle fibre
sterili, che trasmuta il petto umano?
O mito del mortale fatto nume
cerulo, rinnovèllati nel mio
desiderio del flutto infaticato!
Tutto il Cielo precipita nel Mare.
Preda è la luce dei viventi gorghi,
forse immolata per l’eternità.
Altre opere di Gabriele D'Annunzio...



Top