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M’apre talor madonna il suo celeste

M’apre talor madonna il suo celeste
    Riso fra perle e bei rubini ardenti,
    E l’orecchio inchinando a’ miei lamenti
    Di vago affetto il ciglio adorna e veste;
Ma non avvien però ch’in lei si deste
    Alcun breve dolor de’ miei tormenti,
    Anzi la cetra e i miei non rozzi accenti,
    E me disprezza e le mie voglie oneste.
Né pietà vera ne’ begli occhi accoglie
    Ma crudeltà, ch’in tal sembianza or mostri,
    Perché l’alma ingannata arda e consumi.
Specchi del cor, fallaci infidi lumi,
    Ben conosciamo in voi gl’inganni vostri;
    Ma che pro, se schifarli Amor ci toglie?

Dice che la pietà la quale egli vede ne gli occhi de la sua donna
non è vera pietà ma crudeltà, che prende quella sembianza
per ingannarlo.

#ScrittoriItaliani (XVI Rime d’amore secolo)

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