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Trecento milligrammi
quattrocento, o niente.
Polvere fine
in capsule d’ostia
o gocce benedette
di fiale ambrate.
Mi affido al pantheon
della farmacopea:
Risperidone padre celeste
Sertralina sua sposa
Trazodone dio dei mari...
 
Assidua presenza
l’ostinazione del cellulare
e del computer
senza nessun messaggio nuovo.
E la speranza frustrata
di mordere i soccorritori
come un animale ferito.
 
Le tracce non ritrovo
in questa stanza
della guerra
tra la rabbia e l’impotenza.
Il cranio ne è il teatro
mille e quattrocento grammi
di cervello sfibrato
le rovine.
 
Tutto quello che rimane
adesso
è il desiderio di rivivere
un giorno
da essere umano.
Come quando
da bambino
ogni giorno
era una vita intera.

2009

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