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Il segreto

Spirò stanotte, senza dir parola.
Chi su lei pianse la coprì di rose
bianche, e i capelli in fronte le compose,
poi la lasciò nel gran silenzio sola.
 
Già intorno agli occhi e a le mascelle forti
si decompone il glacïal pallore.
Odor d’ambra e di ceri: odor di fiore
sfatto—e la calma estatica dei morti.
 
Ma la bocca che tace è però chiusa
sinistramente, un po’ contratta, come
pietrificata su un lamento, un nome
caro, un comando, una suprema accusa.
 
Chi sa?... Volea la moribonda, forse,
d’un pesante segreto finalmente
purificarsi l’anima, languente
da tanto tempo tra le ferree morse
 
del silenzio: volea per la sua pace
ultima, forse, chiedere perdono,
o dir, chiudendo gli occhi: «Io ti perdono....».
.... Ma in cor per sempre il suo mister le giace.
 
Sta fra i neri capelli il sigillato
volto sì dolce un giorno, e par che dorma,
e par che avvolga la marmorea forma
l’ombra del sogno che non fu svelato:
 
sta la parola che non fu mai detta
sulla bocca di spasimo e di pietra:
dura, solenne, appassionata, tetra,
tace in eterno, ed in eterno aspetta.

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