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A Osip Mandel’Stam

Dannati quei poeti che non dissero
con pia voce di follia,
ai calmi delittuosi timpani
di fulgenti divise decorate,
a mani avide brandenti saluti
che come gemme di falsari
cuori ingenui tradirono
per mielose esaltanti bugie,
al grido incosciente delle masse
al giubilo dei generali,
quanto nel sangue essiccato
dei fratelli, nei denti
per la fame caduti,
nelle pelli spaccate dal gelo,
nei chiari occhi
calcinati dalla polvere,
la carne depredata del popolo
davvero poco luccichi.

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