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RUBINO

Ho smontato,
per la tua presenza,
l’anta arrugginita
della titubanza.
Sei una volpe bianca
sul mio viottolo di ghiaia.
Io sono al primo banco,
giro le pagine
in un viaggio del corpo.
 
Morivo nel silenzio
con la treccia fatta
per conforto,
deglutivo ogni parola.
In una traccia d’orgoglio,
umida della tua rugiada,
ho sciolto i nodi alla paura.
Rido del nostro manicomio,
infondi vita
al mio sistema muscolare
che diventa seta e calcedonio,
seta e calcedonio.
 
Se ti riversi dentro
l’occhio di bue,
con l’ampolla d’ogni sapere,
di ogni sentire,
di ogni esistere,
se mi traversi il taciuto
se stringo i pugni
a un certo punto,
in uno dei due
è nascosto un rubino.
Se lo indovini.
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