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Siamo nel pugno di un gigante che ci stringe come pendolini. Il nostro cervello
Era in effetti un panorama nero, sembrava bella quella falsa luce che faceva da pastello. Tu eri un ectoplasma e io un ramo ridente.
La tua sete trangugia, vorace, all… Hai attraversato sì nuda la neve assorbito già il freddo esistente. Hai guardato la solitudine come fosse una stanza
Esistenza, tu m’hai aperto sconosc… posseduti dentro, sopiti tra visce… In una sola persona hai messo tutt… tutte le mie lacrime di gioia o di… il mio desiderio perpetuo
Ancorata al porto guardavo il dondolio delle barche. Più in là l’oceano, dove le balene dimorano. Nell’errore di certi flutti,
La mia regina dorme stanca e senza colpa, chiama Tristano! E Tristano ritorna, in una fragile danza,
Io vengo da un altro canneto, è un altro, di un altro tipo. Adesso ho tutto questo spazio, queste altitudini, queste possibil… ma quando mi allungo
Noi non siamo niente se non due visitatori convinti che, per entrare, basti forzare il passo nella porta girevole.
Ogni tanto mi sperdo e mi sotterra il tremore e odoro di polvere, di carne e di fontane, mi assento nei silenzi
Nelle foto in bianco e nero sono raggi di ghiaccio i loro occhi insorti. Appese morte in piazza vittime d’imboscate,
Sola come un papavero, nonostante i bocci intorno, dentro a un vento ostile che ti abbatte un colpo dopo l’altro,
Nella piazza solenne a Torino silente un angelo dimora. La sua virtù esplora l’arte del destino: il bene e il male diventano uno.
Finendo sempre nello stesso modo il tempo è diventato rima, un giorno o un altro il corpo cantilena, supplica e trema.
Nella piega accartocciata del non detto, il non so dirlo è polveriera di un silenzio-piombo. Nella forma embrionale
Ma se domani il mondo fosse vacuo e la notte imponderabile se si squarciassero gli istinti, non si potesse più godere, leggere, fotografare