Bus notturni, piedi gonfi, forbici di abbracci, bocche percosse e poca gloria. Biglietto di rancore
C’è un sasso a due ventricoli, ci siamo sedute ai suoi lati lanciando pietruzze come fossero dardi, dove l’onda affonda.
Io conosco le voci del sottobosco, creature mancine che colorano di verde il sole
Congediamoci amica ci hanno illuse. —La poesia è bellezza– Ma quale bellezza? Sono squarci di stomaco
Anche il caldo vapore dell’acqua che scorre oggi ha un tono che arrossa la pelle. Il mondo è una piazza,
Sii gentile, scolpisci il mio ritratto nei luoghi che scopro andando. Ti ospito nella mia casetta,
Le tue mani lavorano, lavano, tagliano, piegano, sistemano. Celebro
Quando tornai barcollando nel tuo abbraccio di mondo avevo lo scheletro stanco per l’archetipo viaggiare. Mi divorava bramosa,
Sola come un papavero, nonostante i bocci intorno, dentro a un vento ostile che ti abbatte un colpo dopo l’altro,
Era in effetti un panorama nero, sembrava bella quella falsa luce che faceva da pastello. Tu eri un ectoplasma e io un ramo ridente.
Dobbiamo ritornare poveri, scendere dai piedistalli, compiere atti umani, tornare ad usare le mani, nel buio avere coraggio,
La nebbia solleva il velo tra la mia faccia e i davanzali. Le ombre si confondono, di me ride l’amore! La strada scivola,
L’antica ferita del mondo vergata dal fuoco e dal freddo è anche la mia. Ogni capo chino è una freccia bendata
Non posso dirvi niente del cuore spaesato salvo e dolente dentro un bailamme di caverne, dell’animo che tace,
Quanti veli hai poggiato sui miei mostri interiori, un pomeriggio che vola sulle tue gocce nude, il mio aprire varchi