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Te sola del mie mal contenta veggio

Te sola del mie mal contenta veggio,
né d’altro ti richieggio amarti tanto;
non è la pace tua senza il mio pianto,
e la mia morte a te non è ’l mie peggio.
Che s’io colmo e pareggio
il cor di doglia alla tua voglia altera,
per fuggir questa vita,
qual dispietata aita
m’ancide e strazia e non vuol poi ch’io pera?
Perché ’l morir è corto
al lungo andar di tua crudeltà fera.
Ma chi patisce a torto
non men pietà che gran iustizia spera.
Così l’alma sincera
serve e sopporta e, quando che sia poi,
spera non quel che puoi:
ché ’l premio del martir non è tra noi.
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