GEOGRAFIA DI UN CAMPO DI MEMORIE
Non è la grazia intatta,
l’ovale schiusa che dicono
nei giardini di maniera,
è piuttosto un affanno,
un rossore che stinge
il margine del vuoto
là dove il colore
si fa quasi volto.
Non cercate qui il portento,
facile incanto che impigli l’occhio
nell’inganno,
acre dolcezza che rechi
un presagio di muta polvere;
sento già l’attrito del tempo
nel profumo che svilisce.
Eppure se l’occhio
sapesse scorgere
in quel petalo che s’affosca
o nel gambo che si piega
forse un varco, già una forma,
ostinato insistere d’un boccio
che muore pur vivendo...
come l’ultima parola prima del silenzio.
Thea Matera