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Giovene incauto e non avvezzo ancora

Giovene incauto e non avvezzo ancora
    Rimirando a sentir dolcezza eguale,
    Non temea i colpi di quel raro strale
    Che di sua mano Amor polisce e dora.
Né pensai che favilla in sí breve ora
    Alta fiamma accendesse ed immortale;
    Ma prender, come augel ch’impenna l’ale,
    Giovenetta gentil credea talora.
Però tesi tra’ fior d’erba novella
    Vaghe reti, sfogando i tristi lai
    Per lei, che se n’andò leggiera e snella;
E ’n gentil laccio i’ sol preso restai,
    E mi furo i suoi guardi arme e quadrella
    E tutte fiamme gli amorosi rai.

Descrive come ne l’età giovenile per l’inesperienza fosse preso

dal piacer d’una gentilissima e nobil fanciulla.

#ScrittoriItaliani (XVI Rime d’amore secolo)

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