Piante, frondose piante
Che tra le foglie e i fiori
Nutriste i frutti in bel giardino adorno;
E tu, di Flora amante,
Che ne’ felici amori
Soavemente sospiravi intorno;
Sole, ch’in quel soggiorno
Spiegasti i dolci raggi;
Fiume, che i tronchi e l’erbe
Fai più liete e superbe
Girando spesso i liquidi vïaggi,
Odi, ch’io mi querelo,
Odilo, o terra o cielo!
Madonna prende i doni
D’amante insidïoso
Ed a’ nemici occulti apre la via;
E gusta (or mi perdoni)
Dolce veneno ascoso
Nel caro cibo che fuggir dovria.
Mortal dolcezza e ria,
Deh, non l’ingombri il petto:
E s’attoscar Natura
Volle alma cosí pura,
Fe’ la mia morte ne l’altrui diletto.
Natura, iniqua maga,
Del mio dolor s’appaga.
E tu, crudel, ne ridi;
Ma rugiade fûr quelle
De la bell’alba, e pianto dolce e chiaro.
E, per ch’io piú diffidi,
Le mie nemiche stelle
Sul dono lagrimàr, che fu sí caro.
Dono a me solo amaro,
Che mi strugge, pensando,
Ed a me sol crudele,
Che suggo assenzio e fele;
Dove ti colse il mio nemico, o quando?
O don, che m’uccidesti,
Dove, dove nascesti?
Amor, se dentro a’ rami
Volavi, come augello,
Piagar dovevi di mortal ferita;
Or per ch’io me ’n richiami,
Sol dispietato e fello
Ti mostri a me, c’ho sí dogliosa vita.
Qual pianta è sí gradita,
In cui vi colga i frutti?
Se d’odïoso germe
Son le speranze inferme
E la mia fede e i miei sospiri e i lutti,
Qual sí lontana terra,
Che ’l mar divide o serra?
Canzone, io sono il tronco e le mie fronde
Son mille miei desiri,
E i pomi aspri martíri.