Campane, rintocchi di vespri paesani, di tramonti
Follia sulla riga di una lacrima Follia sulla riga di una lacrima, spergiuro sangue sparso con disprezzo
L’Astronomia è il passatempo dei villani, aleggia grata al sole di collina come canto di gallina
Vecchi! Siamo uno scalino del futuro, e ci riguardate come un’anta,
tra le rocce scure, intarsiano ricami come sagome
Le 17, l’ora della Pieve e del rintocco di campane, brunite, terse all’aria,
Ciao Neve! Grembo d’infinito sospeso manto bianco e indefinito tra il seme della terra,
Cristo d’ombra e’ croce sullo specchio delle foreste; e’ respiro di cerbiatto,
Vivi il tempo della morte Vedi il tempo della morte battere in ogni cadenza vivilo, tracciane ogni sequenza;
Strizza gli occhi alla notte, vela i suoi torpori di quieto silenzio, penetra i suoi fitti spessori di denso volume
Ammiro le copertine dei libri, prefisso, palcoscenico di misteriose rivelazioni, del fascino che emerge tra le pagine sfogliate
Ritmi di chiaro scuro, il lampo di un faro e la punta su un calamaio liberano un segnale raro,
La Luna scende le scale sul crinale, tra stelle e tramonti a volte, al naturale, a volte sulla scena,
Festa dei Fiori a Primavera Quando la preghiera si fa confusa, malinconica e lontana,
Quando i miei occhi e il mio corpo puntano al cielo, questo si fa mite volta d’azzurro, poi