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Ultima attesa

Una sedia.
La postazione d’attesa, perché passi la giornata.
Curvo il corpo. Piegato dalla fatica d’anni.
Sul volto le profonde rughe, cicatrici lasciate da vita di pensieri.
Non c’è più l’indaffarata giornata d’una famiglia da spingere, proteggere, amare.
Fatican le parole, quanto il corpo.
I pensieri che tornan sempre su se stessi.
Intorno un’aura che ancora richiama l’esser genitore, perennemente indaffarato. Aura che  in solitudine pian piano si trasforma. Nel diventar inutile peso per coloro cui ha speso la vita.
Niente più feste. Niente allegria.
Resta una sedia dove consuma giorni che son l’ultimo pasto.
Quello che i tuoi figli imparano, un giorno a te daranno.
Presto la sedia sarà ciò che resta.  Lacrime e rimpianti arriveran tardivi.
Gocce di tempo che lesinate erano, ora son gocce di lacrime amare.

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