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Follia, a volte

A volte credo d’esser pazzo,
Scambio la vita per malattia
Un pericoloso morbo dell’anima.
Sto da tanto tempo
Nel posto delle solitudini
Tanto da farci quasi l’abitudine.
Mi spiegano che è colpa mia
Ed insieme che non v’è colpa
E succede da sempre
Che chi mi dovrebbe amare mi confonde.
Ho visto i miei mille talenti
Seppelliti in altrettanti campi,
Mi cibo di ricordi avvelenati
E non saprei sopravvivere senza.
Sono uno sproloquio e una bestemmia
Perché ho indagato sulla grazia
E ancora mi sono giudicato colpevole.
Fosse solo non tutto mio il peso
Potessi spartire l’errore se non l’amore
Con un altro essere umano
Avrei scoperto la cura
Dalla morte e dall’angoscia.
Invece sono in un giardino
Che non si chiama libertà ne destino
Dove cresce il mio fiore appassito
Sotto il plumbeo cielo della tristezza.
Quello che dico non ha bellezza,
E forse non è neanche vero.
Insomma, si tratta di una lamentazione,
Un grido di sfida inutile alla sfortuna
Un’onda d’urto che mi allontana da tutto e tutti.
Non ho altro modo di scrivere
Che quello di farti stare sotto la mia pelle
La dove sentiresti la bontà di quello che scrivo.
Ma questo è davvero impossibile,
Tu non capirai mai il mio dolore,
Ed io non saprò mai fermare l’indescrivibile.

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