Mi fa da culla Il mare dell’onirico, Ed ogni filosofia e domanda È posta sotto altri fondamenti. Io sono l’inventore
Le mie inclinazioni all’infinito Le aspirazioni alle oscurità Dove si muovono le conoscenze Di cui vorrei farti dono Sono le mie mani protese
Lo so, io mento, tu non sei, Non sei il mio sogno Che calpesta questo suolo E l’ostinazione e la malattia, E la possibilità la guarigione.
A cosa sarebbe servito Scambiare tutta questa febbre Questi giorni brucianti passione Per capitalizzare un sentimento? Voglio dire che abbiamo fatto
Ti sia vietato inizio Se non sopporti la notte, E dare voce alle cose Se aspiri alla verità. Non temere l’oscuro
Vivremo, poiché il Senza nome Ha prolungato il soffio Senza nessun apparente movimento. Ci scherziamo co la guerra Irrighiamo di sangue il grano
La mia anima trema di fronte al suo Destino. Stelle immobili si riflettono sulle onde di un mare in tempesta.
Sarà come piantarla Ma senza nessun rimorso Di farsi canzonare da qualcuno. Scegliere di perdere la vita Per un eccesso di amor proprio
Chiaro, pensavo guardandoti, per la via più dritta il colpo arriva prima e fa più mal… ma tu saresti stata con me a sanarmi, ad amarmi comunque.
La mia debolezza È una notte di luna piena, Magnifica e paurosa Dolce e potente. La mia debolezza
Dimmi chi sono Guardando la stella E l’umida terra. Parlami della mia Volontà, Della Bellezza di chi conosce
Col tempo si perde ogni attitudine al mondo va la vita svuotandosi dei suoi orpelli di fango e non rimane che il tempo
Sono sereno dopo anni Il che è come un’anestesia Un balsamo sulle ferite Inevitabili della vita. Avevo pura di un gran “crack”
Un tempo Tutti erano qualcuno Per me, Ed io tutto