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Lasciare andare

Cadon le foglie d’autunno,
leggere e silenti. Non se ne
duole l’acero saggio, non
protesta il sapiente faggio,
non piange il mistico salice.
 
Ora più leggeri, gli alberi
restituiscono alla terra le
loro vesti ingiallite, sapendo
che essa ridona, paziente,
novelli abiti più belli, dentro
una dolce promessa di vita!
 
Allora, perché noi umani
indugiamo a tenere dentro
le nostre foglie morte?
Perché tratteniamo i pesi
morti dell’esistenza?
 
Perché non liberiamo la nostra
rabbia repressa? Perché non
riusciamo a staccarci dai nostri
sensi di colpa? Perché non
abbandoniamo i vani attaccamenti
per far spazio al nuovo?
 
In un cuore colmo di rabbia
e rancore non c’è abbastanza
spazio per l’amore. La mano
aperta e distesa può regalare
una carezza, mentre un pugno
può solo ferire. Le braccia
libere si stringono solo per
un caldo abbraccio.
 
Lasciare andare, come l’acqua
torbida fa con i suoi detriti,
per diventare limpida e cristallina.
Lasciare andare, perché senza
pesi si vola molto più in alto.
Lasciare andare ricordando
che il passaporto per il Cielo
è sempre il perdono!




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