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Albasia

Omattin nuziale
tra il Mar pisano
e l’Alpe lunense!
O nozze immense
e brevi!
La nube formosa
disposa
il monte che a lei sale,
l’ombra d’entrambi il piano,
la dolce acqua il sale,
la canna il tralcio,
il salcio
la florida stiancia,
l’argano la bilancia
 
su la foce pescosa,
la mia rima il mio giòlito,
l’algosa
arena i tuoi piè lievi,
o Ermione.
 
E il cielo è nivale
come su la tua guancia
ondata il velo
insolito.
Il mare è d’opale
con vene di crisòlito,
come i mari dell’Asia,
immoto albore
di gemme fuse.
Brillano le meduse
a fiore
dell’emerso banco.
E tutto è bianco,
presso e lontano.
È grande albàsia
da lido a lido,
come allor che fa il nido
sul Mar sicano
la sposa Alcyone.
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