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La falce

I.
 
Giugno. Per le finestre il sole inonda
la bella stanza d’una luce aurina:
freme la messe ai solchi della china,
la messe ormai matureggiante e bionda.
 
La bruna sposa sede alla vicina
cuna ancor vuota: pare ch’Ella asconda
un gran segreto quando l’occhio inchina
al seno stanco che l’amor feconda.
 
È la cuna ancor vuota, ma Ella sente
che l’ora dell’avvento è assai vicina
che ben presto il Messia sarà presente.
 
E a quel pensiero il bruno capo inchina
al lavoro sottil, le mani adopra
su le fasce su i lini su la trina.
 
II.
 
Ottobre. Per i vetri Autunno inonda
la bella stanza delle luci estreme:
vanno i bifolchi cospargendo il seme
su per la china con canzon gioconda.
 
La sposa agonizzante in su la sponda
del letto sta riversa e più non geme
e accanto a lei nato e morto insieme
è il bambino difforme. Una profonda
 
quiete è d’intorno: sopra il lin vermiglio
tutto di sangue che un baglior rischiara
la sposa muore, bianca come un giglio.
 
La Morte, intanto, il feretro prepara:
e l’alba di diman la madre e il figlio
saran racchiusi nella stessa bara.
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