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Cade una foglia, cade una piuma dalle esili ossa del bosco, a dispari passi una lupa si avvia verso il fiato pesante del branco. Non c’è un suono né un soffio
Nel silenzio dell’inverno un legno si spezza. Volano via anche gli uccelli. Io resto ferma. Non è l’odore d’erba fresca
Di notte la mia eleganza si spinge tra le vezzose pieghe dell’aria. Ha una tale ferocia la mia bocca da farmi sollevare i calcagni liquidando la distanza
Quanti veli hai poggiato sui miei mostri interiori, un pomeriggio che vola sulle tue gocce nude, il mio aprire varchi
Ho trovato il calore dei visceri, nell’estremo candore della paura al suo atto. Ho trattenuto
Sola come un papavero, nonostante i bocci intorno, dentro a un vento ostile che ti abbatte un colpo dopo l’altro,
La mia regina dorme stanca e senza colpa, chiama Tristano! E Tristano ritorna, in una fragile danza,
Io conosco le voci del sottobosco, creature mancine che colorano di verde il sole
Innanzi ai bocci delle rose che ho… cade in ginocchio il vento di Sant… a questa casa con un pezzo di giar… casa straniera diventata nido. Una forza germoglia
Io sono la Terra e tu sei il Ciel… Noi ci guardiamo. Noi ci sosteniamo. Tu mi circondi, io giro in tondo.
Noi non siamo niente se non due visitatori convinti che, per entrare, basti forzare il passo nella porta girevole.
Anche il caldo vapore dell’acqua che scorre oggi ha un tono che arrossa la pelle. Il mondo è una piazza,
Quando ti troverai stanca la mente e adoperarti dovrai sola, esile e inadempiente quando, sul compiersi
Dobbiamo ritornare poveri, scendere dai piedistalli, compiere atti umani, tornare ad usare le mani, nel buio avere coraggio,
La nebbia solleva il velo tra la mia faccia e i davanzali. Le ombre si confondono, di me ride l’amore! La strada scivola,