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Quantunche sie che la beltà divina

Quantunche sie che la beltà divina
qui manifesti il tuo bel volto umano,
donna, il piacer lontano
m’è corto sì, che del tuo non mi parto,
c’a l’alma pellegrina
gli è duro ogni altro sentiero erto o arto.
Ond’ il tempo comparto:
per gli occhi il giorno e per la notte il core,
senza intervallo alcun c’al cielo aspiri.
Sì ’l destinato parto10
mi ferm’al tuo splendore,
c’alzar non lassa i mie ardenti desiri,
s’altro non è che tiri
la mente al ciel per grazia o per mercede:
tardi ama il cor quel che l’occhio non vede.

#ScrittoriItaliani (XVI Rime secolo)

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