È una Elle – scrivi UNO – a fine… sul filo di fumo greige di una Mur… màcina radici di parole, il nastro si ravvolge sulla rosa, il calligrafo sbadiglia
È Maggio sui roseti della chiostra, del cavedio rimurato, è Maggio sul bianco terso di risaie,
L’amore non è nell’intaglio del tronco, nel cuore scavato tra due nomi, non è nello scherno
Pace, come il canto del mare disteso sotto un cielo di aquiloni, la grazia della piuma
Le luci di Novembre sono rampici di zucche, rossi lumi di castagne, nei giardini d’inverno gemma il bergamotto,
Di sogni si tinge il mare e l’occhio tuo —dislagata stilla— che di ricordi di vento e di stelle marine
Il poeta rimesta luminanze plasma la parola e ne fa dono al torso avvinto, a chi ha dissolto l’iride nell’ombra del travaglio,
Vedi Gregor come si sbricia la pagina del tempo, ti specchi nell’amore nell’occhio che s’incurva; si stenebra lo scheggio,
Scende dall’iride bianca della luna una stella, sospesa lacrima piovana. Scuote nel vento lame di metallo, i tegolati di bucce d’arancia
E di Settembre non volli tornare alla foglia rossa che s’affolta nel risciaquìo di pozze,
Il Sedimento etico dell’equazione termica, in tecnicismi sciolti la fisica quantistica everte il fondamento plastico
Il soffione si sperde, rimacina veli di spilli in sprigne pennellate sui muri raspati di Milos nel vento di Nord– Est;
Fosti il canto, evolto inciso, fosti lima del pensamento incerto, lepido morfema,
Rinfresca la marea su vecchi girasoli, il tempo s’affaccia alla finestra sul tremitìo di specchi, e nel cuore di foreste
Non guardi la bellezza che affolta svernate pólle, la postilla scritta in ombra della “Fantasia di Munari”, l’alchimia di silenzi