Non guardi la bellezza che affolta svernate pólle, la postilla scritta in ombra della “Fantasia di Munari”, l’alchimia di silenzi
Oggi il muro è uno specchio di girandole, s’attarda un geco sull’ombra arsic… di combuste sorbe. Vortici di polvere d’oro
Si dissolvono le aurore nella chiarità di piogge torrenzia… si dilatano spaiati corridoi di ce… come fumo che s’aggroviglia sul giro della vite,
Eri forse tu l’ombra proiettata di sbieco al tramonto, o il battito breve dell’aria tra due persiane socchiuse.
La Poesia ci salvi dal mormorìo, dallo squadro, dal singulto della Vita. Thea Matera ©
Ti auguro di ritrovare la voce della Poesia dove il suono non sia frastuono, dove le parole s’assottigliano nel cigolio d’imposte,
Un cane sta col muso allato, sull’ala pesta, sulla tua fitta piaga clina il petto,
Ti distanzi dalle onde dalla radianza di terre emerse, stravagati mulinelli di corolle, dal rosicchiolo corvino. Nel frastuono di scarne spole
Nell’iride spicca il taglio la feritoia di velluto, lo smeriglio di lucerne. Sembiante la crepa d’ossidiana
Sei tu, speranza che ristora, che dissolve gelidi doni d’antiche maglie e distilla il senno sulla luna, saliente sui foschi pini
È Maggio sui roseti della chiostra, del cavedio rimurato, è Maggio sul bianco terso di risaie,
Celi il tuo volto dietro ali di farfalla, la forma ovale, l’espiro greve, si colma l’occhio di lumini,
Fosti il canto, evolto inciso, fosti lima del pensamento incerto, lepido morfema,