Se la saetta, Amor, ch’al lato manco
M’impiaga in guisa ch’io languisco a morte,
Fosse dolce cosí com’ella è forte,
Direi—Pungi, signor, il molle fianco:
Ché di pregare e di seguir m’ha stanco
Mentre fugge costei per vie distorte!—
Ma temo, oimé, che per malvagia sorte
Ella non pèra, or ch’io son frale e manco.
Deh! goda, prego, al dilettoso male,
E tinta in soavissima dolcezza
Sia la ferita e quel dorato strale.
A me quanto è di grave e di mortale:
Dà mille gioie a lei; se pur disprezza
Gioir l’alma gentil di piaga eguale.