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Sangue

Sangue ch’io vedo—se i grand’occhi neri
socchiudo in languidezza di desìo—
scorrer per vene e muscoli nel mio
corpo, dal capo eretto ai piè leggeri:
 
sangue ch’io sento insorgere al cervello,
fumida vampa, ed affluirmi al cuore:
so la tua forza, gusto il tuo sapore,
da te ogni giorno ho un fremito novello.
 
E sia tu d’altri, e grondi in mischia, o sgorghi
nerastro da ferita volontaria,
o, decomposto, il sol, la terra, l’aria
ti rïassorban ne’ lor vasti gorghi:
 
o ti rapprenda in grumi all’orifizio
delle piaghe nascoste, che il silenzio
benda di spine, abbevera d’assenzio,
inacerba qual corda di supplizio:
 
o splenda e arda, animator fecondo,
nelle vene di chi per vincer nacque:
o, col flusso instancabile dell’acque
oceaniche, gonfî il cuor del mondo:
 
tutto per me ti addensi, meraviglia
di vita, di beltà, di passïone,
in questa che fiorì sul mio balcone
in un’alba d’amor, rosa vermiglia.

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