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Visione vicino alla sorgente

Sentivo il profumo umido dell’acqua
Goccioline fluttuanti nell’aria
si infilavano nelle mie narici
come piccoli cristalli malleabili
minerali magici che mi guarivano dai peccati
dalla perniciosità materiale,
dagli istinti di distruzione,
dall’umanità impazzita
di dolore e dipendenza
camminavo sull’erba soffice,
le piante dei piedi formavano radici temporanee,
le fronde deliziose delle querce mi solleticavano la fronte: non possiamo accontentarci della ghianda quando desideriamo la maestosità della quercia,
nella bellezza del suo verde piangente...
i pensieri mi strabordavano dalle tempie.
Sentivo di starmi avvicinando alla fonte,
la nebbiolina sembrava un po’ più fitta...
una creatura a metà fra la farfalla e il colibrì volteggiò sopra di me, nervosa, come un monito alla ricerca, un’esortazione a proseguire con più necessità d’animo! Aumentai il passo, il mio cuore di uomo solo era stracolmo di bramosie di ogni tipo,
nella foresta che stuzzicava i viluppi più oscuri della mia incoscienza,
nei richiami che avvertivo da direzioni opposte... ne fui sopraffatto, camminai a lungo e alla fine caddi sfinito sul muschio alitante, vivo.
-

Mi svegliarono gocciole fresche e pesanti di pioggia, dissolvendo le ultime immagini evanescenti di sogni tormentosi.
pigramente dischiudevo gli occhi e il verde si espandeva, ridisegnando il riflesso sulle mie iridi.
E fu dunque di lì a poco che la ghianda divenne quercia.
Finalmente mi trovavo davanti alla cascata, dalla quale si levava una nebbia d’acqua brillante sotto il sole bianco.
Mi accorsi che la luce stava aumentando  il suo bagliore, in un modo sempre più surreale, raccogliendosi con più intensità sul punto dove la cascata si riversava sul lago.
Dava vita ad una forma,
mutevole nel suo divenire,
fissa e tuttavia inquieta...
ecco che divenne seme e da qui foglia, frutto esotico, insetto alato, fiore velenoso, uovo di rettile che si trasformò in corpo celeste e da qui embrione, sagoma di bambino: fu qui che iniziò ad ingrandirsi, e fu qui che mi accorsi di un serpente giallo che si avvolgeva attorno alle mie caviglie, stringendomi sempre più in una morsa inaspettatamente piacevole, se pur terrificante: forse volevo davvero essere imprigionato sul muschio alitante, proprio di fronte alla forma cangiante, apparsa per me.

La forma divenne figura umana di adulto, ancora bianca e accecante: diminuì il bagliore mentre vedevo una chioma crescere dalla sommità del capo e non fermarsi più, mentre tutta intera prendeva colore.
La sua pelle era di madreperla, il suo ventre partoriva fiori pregiati, a tratti insanguinati.  Emersero seni morbidi, i capezzoli dipinti di rosa antico, duri e luccicanti, bagnati. I capelli cadevano dappertutto sul corpo enorme e altissimo, forte ma flessuoso, da ermafrodita. Fianchi sinuosi animavano la sagoma con linee curve e voluttuose, su cui rimanevano alghe viscide e licheni del lago.
I capelli che ancora si allungavano erano del colore scuro del miele di castagno, e formavano volute ed onde ipnotiche.
Nascevano dettagli dal mio osservare: l’ombelico era sommerso da una goccia di acqua che cadde come lacrima in un rivolo che raggiunse il pube pieno di peli arricciati e soffici che si diradavano verso un piccolo bottone rosa e lucido. Una febbre famelica e cannibale mi pervase, il fegato collassava... mentre avrei voluto fondermi nell’ immagine, vestirmi delle sue membra, assorbire il suo femminino mostruoso e totalizzante. Tra le sue dita giocavano cuccioli di serpente,  nelle sue mani nascevano rigogliosi eden in miniatura che sorreggeva con allegrezza.
Nella mia paralisi ella era irraggiungibile, mentre i miei organi tremavano di incanto maledetto e fremito bruciante, di frenesia bacchica. Nel momento in cui mi rivelò il suo viso, labbra sottili della consistenza dei petali di una rosa, il mento appuntito, il naso adunco e gli occhi da rapace, le cui iridi riflettevano il verde... una passione troppo pesante mi squarciò nelle viscere e i miei sensi si oscurarono.

Improvvisamente sentii sapore di rosa sulla bocca e acqua ai miei piedi, le mie radici sprofondavano fino al nucleo della terra, ero seme ed embrione. Vidi un uomo in lontananza, sotto una quercia,  che giaceva sul muschio alitante e vivo,  con le iridi vitree che riflettevano il verde, mentre le sue caviglie sparivano nella morsa di un grosso serpente giallo.

Piaciuto o affrontato da...
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