(Breil) Pasturo, 12 agosto 1933
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Abbandono notturno sul masso al limite della pineta e il tuo strumento fanciullesco lentamente
Ricordo un pomeriggio di settembre… sul Montello. Io, ancora una bamb… col trecciolino smilzo ed un pruri… di pazze corse su per le ginocchia… Mio padre, rannicchiato dentro un…
Per troppa vita che ho nel sangue tremo nel vasto inverno. E all’improvviso, come per una fonte che si scioglie
Sulla città silenzi improvvisi. Varchi con un sorriso indefinibile i confini:
Non avere un Dio non avere una tomba non avere nulla di fermo ma solo cose vive che sfuggono— essere senza ieri
Mentre tu dormi le stagioni passano sulla montagna. La neve in alto struggendosi dà vita
I miei pensieri somigliano stasera a quest’acqua bambina che corre a passettini d’argento dietro tutte le barche. L’ombra del promontorio,
Sola nella notte di rovina e di spavent… restavi tu Maria— incolume nell’abside
In questa doratura di sole io sono una gemma pelosa legata crudelmente con un filo di… perché non possa sbocciare
Sospingo una delle grevi porte e mi cade alle spalle la furia del meriggio ventoso. A lenti passi m’inoltro, bevendo l’ombra improvvisa
Gronda di neve disciolta la casa. Trasale l’anima al tonfo delle gocce fitte… Così sfacendosi dolorano le cose.
Parole – vetri che infedelmente rispecchiate il mio cielo - di voi pensai dopo il tramonto
Domandavo a occhi chiusi –che cosa sarà domani la Pupa? – Così ti facevo ridire in un sorriso le dolci parole
La mia vita era come una cascata inarcata nel vuoto; la mia vita era tutta incoronata di schiumate e di spruzzi. Gridava la follia d’inabissarsi
Quando dal mio buio traboccherai di schianto in una cascata di sangue— navigherò con una rossa vela