Come grottesche figure ci muoviamo dimentichi della verita’ che fino a ieri orgogliosamente esibivamo

nel santuario dell’ esistenza il giorno si illumina squillano le trombe rullano i tamburi

di un fertile mattino che ci accompagni ...

Paure ancestrali che sembravano vinte da una scienza onnipotente si sono affacciate

Nel broccato nero fremente di tenerezza l’ultimo respiro di pace invoca l’amore nel cuore infranto

Non toglietemi il fango che mi ha donato il ventre di mia madre voglio essere sveglio dormendo e

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio nel ricordo di sapori lontani le tue esili mani cercavano pensieri

Nell’eterno favolare dello spirito vorrei andare dove il tempo non es… per non avere dietro alle spalle questa forza vitale che giorno dopo giorno

Cattedrali del consumo ristoro dell’anima e fine delle nostre fatiche contenitori dei nostri desideri la loro voce un silenzio

...e poi venne il tempo che Alice non amava piu’ le favole.. e poi venne un tempo di un tempo

in questo palcoscenico dove le ore di una nuova notte guardano la luna dell’ esistenza l’intelligenza cosmica riflette la luce spirituale

l’ispirazione ti pervade l’anima come una quiete che batte le ali una attrazione

Quando l’eroico io dorme il sogno puo’ divenire un’officina di terrore dove la paura

Trasformando la natura ricrei l’emozione che prova l’anima quando ascolta nelle antiche cattedrali il canto Gregoriano