Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Un’ala rotta, cosi non può volare. Io, preso da sconforto, Io... io non lo so fare. (uccidere… E non è giusto e soffre e si dimena,
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe