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Arsi gran tempo, e del mio foco indegno

Nel medesimo soggetto: mostra di sperare la vendetta nel silenzio

e ne l’oblivione.

 
Arsi gran tempo, e del mio foco indegno
    Esca fu sol vana bellezza e frale;
    E qual palustre augello il canto e l’ale
    Volsi, di fango asperse, ad umil segno.
Or, che può gelo d’onorato sdegno
    Spegner la face e quell’ardor mortale,
 
    Con altra fiamma omai s’innalza e sale
    Sovra le stelle il mio non pigro ingegno.
Lasso! e conosco ben che quanto io dissi
    Fu voce d’uom cui ne’ tormenti astringa
    Giudice ingiusto a travïar dal vero.
Perfida, ancor ne la tua fraude io spero,
    Che, dove pria giacesti, ella ti spinga
    Ne gli oscuri d’oblio profondi abissi.
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