Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Sai, mi ricordo una panchina nascosta nella mente mia. Lì mi abbracciavi e tutto intorno a noi
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Il tuo desiderio d’amore precisa: che é la conchiglia che spiaggia la riva. Che cerca una spiga
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.
Poiché dolcezza e ira sono conseguenza della disobbedienza, e la disobbedienza, dell’ingiustizia
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto