Caro, piccolo insetto, nel giorno scarno, piena crisalide, bozzolo salvo. Ti sarà donato
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Ho chiesto alle stelle di Castore e Polluce, dove ci porta questa via, dove conduce. Nel mentre in cui
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Potete scalare una vetta, la più alta, con una corda o le sole vostre dita. Doppiare Capo Horn
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.