Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Dieci piccoli indiani andarono al parco, uno rimase appeso, ancorato nel fango.
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Libertà, diritti, catene, oppressi fardelli e anime “ubriache”.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Tigre! Tra foreste di mangrovie il tuo sguardo inquieto s’affanna.. Silente.
Forse non tutti sanno che... Ti droghi!
Desideri senza pretese ci han forgiati. Seduti, su un altare di gradini
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.