Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Un’ala rotta, cosi non può volare. Io, preso da sconforto, Io... io non lo so fare. (uccidere… E non è giusto e soffre e si dimena,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Ho imparato che rivalsa e vendetta non colmano quel vaso vuoto che è il dolore.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
È Natale! Ve lo dico con il cuore! È Natale! Siamo tutti più buoni... Me cojoni!