Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
La verità non è un tempio, è una danza che muta tra colonne di alabastro. Si piega, balza su è giù, avanti e indietro, mutando.
Là dove il calcolo sogna e incontra la bellezza, nasce il genio.
L’infinito... è una bolla misera, ubriaca, affranta.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Mia libertà, che da altri dipendi. Mia libertà, che sei la sciagura dei tempi.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Un’ala rotta, cosi non può volare. Io, preso da sconforto, Io... io non lo so fare. (uccidere… E non è giusto e soffre e si dimena,
Un bacio ancora e ti vorrei tra le mie gambe nude. Ad ascoltare, sentire,
Se togli tutto ad un uomo inevitabilmente, diverrà, un dittatore! Prima di tutto verso se stesso.
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo