Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Ti ho atteso in questi tre anni ogni, santo, giorno.
I matti stelle cadenti sulla riva, sul bordo tutto in salita della normalità.
Se così io mi rivelassi, tanto fragile da non piacere più ad alcuno e mi accorgessi
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Fuggi o speranza che mi grava che mi opprime. Fuggi,
Ho sentito denigrare la farfalla ed il lombrico in un torrente impetuoso. Insulti, spegnersi in stagni d’acqua chiara.
Un bacio ancora e ti vorrei tra le mie gambe nude. Ad ascoltare, sentire,
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Potete scalare una vetta, la più alta, con una corda o le sole vostre dita. Doppiare Capo Horn