Sono a correre non c’è niente di più bello di un bel seno che balla. E ci ho tirato due piriti. E non guardare me
Con la mia sorte, cercando gli angeli tra i desideri. Truccando il due, noi due, cercando
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
E fiumi più non odo di gente alcuna. Solo miseria che non vive e spare
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
L’amore non è un capriccio, un’ottemperanza o un’obbedienza cieca. È un miraggio, l’illusione
La verità non è un tempio, è una danza che muta tra colonne di alabastro. Si piega, balza su è giù, avanti e indietro, mutando.
Primavera, fa’ che tra le fragole non giunga altra stagione, allontana il bianco inverno le sue cime, il suo bastone.
Dotti, politici, badanti. Come mignotte austere,
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Ho visto in faccia la mia follia. L’abominio della frammentazione. L’eco di un essere che non c’è più… In un sogno, la sua disgregazione.
Il cielo si spezza in fili di gelo, abbraccia la terra con mani di brina. Superba inquietudine!