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Il Pesto a Firenze

Il Pesto a Firenze
 
Il pesto a Firenze
ha il sapore del Giglio;
in grembo di focaccia
si gusta alla faccia
del mondo,
facendo sberci,lazzi da birbaccia;
o si assapora in
fil d’ Arno,
tra strade strinte
al vento e perse
nella storia,
o, di sfuggita,
con garbo,
al desinar intento,
sotto vento,
all’ arco di bottega,
o respirando
briciole di saggezza,
di malandrina ironia;
disteso, raccolto
nel quadrivio
centenario
di vie ritorte
in bocca al medioevo,
con l’ ugola unta
e insaporita,
cerco un ruscello
d’ acqua
e, dopo la bevuta,
che, gradita,
mi ritempra,
tra un trillo
di bicicletta,
una gomma da masticare fusa
sul pave’,
la scarpa appiccicata
sull’ asfalto di un lung’ Arno
co la mi suola coniata con la
gomma,
come fosse stemma,
sigillo,
o, per alchimia
di mano di
Cagliostro,
quasi fosse
lega,
in conclusione,
Io,
Beato al mondo,
con il mio sorso
d’ acqua,
che l’ ugola
ha bagnato
ed il mio morso
di Pesto di Firenze,
masticato,
Io,
capriccioso,
bizzarro,
irriverente,
ridendo
d’ ogni
ch– osa,
apostrofo così':
Chi se ne frega!

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