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Mite Volta d’azzurro

 
Quando i miei occhi e il mio corpo
puntano al cielo,
questo si fa
mite volta d’azzurro,
poi
sfera dell’eterno
e  non effonde
il freddo rigido della Terra
o il suo calore soffocato
o arido,
e  mentre scandisce un terso tono di blu,
mi avvolge in un silenzio continuo,
in un incanto dilatato,
e ne contemplo l’incontro,
ne ascolto il suono,
ne condivido la melodica armonia
di una cadenzata solitudine,
avvolgente analemma di
note crepuscolari
sospese sul profilo
notturno dei monti,
e, in fondo,
nel cuore limpido
della notte,
mi ispiro,
mi tendo
ad ascoltare
un leggero flusso ritmico,
una cadenza fonica,
mentre, leggiadro,
radente al moto ondulare
del vento,
mi sento grata orma del cielo
e ne colgo, attento,
incantato,
attonito, immerso
e in lui stupito
un sibilo esile di melodia,
un soffio lirico di brezza notturna.

Scritta a Piatra Neamt ( Romamia ) il 29 Gennaio 2007

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