Scritta da Alfredo Caronia a Roma il 18 Marzo 2006
Cristo d’ombra e’ croce sullo specchio delle foreste; e’ respiro di cerbiatto,
Aurore Il lirico suono delle aurore boreali fluttua di magia, specchio di emozioni,
Le 17, l’ora della Pieve e del rintocco di campane, brunite, terse all’aria,
Quando i miei occhi e il mio corpo puntano al cielo, questo si fa mite volta d’azzurro, poi
Gli Archi de Roma, da tempio di storia a inno de malinconia, sepolte memorie e frettolose scene
Vecchi! Siamo uno scalino del futuro, e ci riguardate come un’anta,
Il Treno di Piatra Neamt Fischia e s’allontana, come rintocco di campana il segnale del treno che si sfuma
Golgota Vento tra le croci sangue sopra il mento spine di infamia ad ornamento,
Ritmi di chiaro scuro, il lampo di un faro e la punta su un calamaio liberano un segnale raro,
Piu’ a Nord ( dedicata ad Albert Einstein ) E’ il senso spinto verso l’infinito,
La Luna scende le scale sul crinale, tra stelle e tramonti a volte, al naturale, a volte sulla scena,
L’Astronomia è il passatempo dei villani, aleggia grata al sole di collina come canto di gallina
Sequenze di natura Fasciano i campi, tracciano le rocce, ne sposano le vette spinte
Visti dal cielo, siamo abbastanza storti, stolti, goffi, corti, deviati e contorti. Siamo affannati,
Ammiro le copertine dei libri, prefisso, palcoscenico di misteriose rivelazioni, del fascino che emerge tra le pagine sfogliate