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Dopo cosí spietato e lungo scempio

Dopo cosí spietato e lungo scempio
    E tante sparse lagrime e lamenti
    Io non estinguo le mie fiamme ardenti
    Né parte ancor de’ miei desiri adempio.
E s’intoppo non fusse ingiusto ed empio,
    Al fonte di pietate avrei già spenti
    Gl’interni ardori; e pur ne’ miei tormenti
    Novo Tantalo fui con fero esempio.
Perché, fuggendo, non scemò favilla
    De la febbre amorosa in tanta sete,
    Anzi al cor ne senti’ piú calde faci.
E dritto è ben ch’io fugga onde fugaci
    E cerchi dove sparga umor di Lete
    Omai piú dolce fonte e piú tranquilla.

Dice d’aver fatto indarno esperienza se lo star lontano da la sua donna poteva risanarlo de l’infermità amorosa, e conchiude che la dimenticanza sola potrebbe esser buon rimedio a questo male.

#ScrittoriItaliani (XVI Rime d’amore secolo)

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